venerdì 29 novembre 2013

Intervista a Giorgio Erioli - artigiano e poeta del vino dei colli bolognesi.

Ѐ per me un piacere ospitare Giorgio Erioli in questo mio spazio di divulgazione enoica. Artigiano del vino dei colli bolognesi e convinto cultore della tradizione vitivinicola regionale, si approccia rispettosamente, intervenendo il minimo possibile, sia in campagna che in cantina.
Anche se conoscevo da tempo alcuni suoi vini, ho incontrato Giorgio di persona, solo recentemente. Assaggiando l'ultima annata del suo Negretto "Maiulus" si è accesa in me come una scintilla, ho istintivamente sentito la necessità di conoscere quest'uomo - è spesso il vino (quando riesce a conquistarmi) che mi spinge a conoscere la persona che vi è dietro. Infatti, sono sempre più convinto, che bisogna conoscere prima la persona, poi la bottiglia - insomma, volevo incontrare lui, la sua storia, il suo lavoro, ed i suoi vini. Effettivamente, ho trovato sincerità e schiettezza, proprio come mi aspettavo:

Foto credit by Giorgio Erioli
1 - Giorgio, com'è nata la tua passione per l'agricoltura, per la vigna e quando hai iniziato a farlo di mestiere?
Ero un bambino di 8 anni e mio padre comperò il trattore nuovo, un carraro da 30 Hp. In pieno inverno, al mattino presto quando era ancora buio e fuori faceva talmente freddo che ti si ghiacciavano davvero le dita, mio padre si alzava per andare con il nuovo mezzo ed il carro nei campi per spargere i concimi e le scorie Thomas. Quando scendeva nel garage io ero già sul trattore e gli dicevo: «Lascia il nonno a letto che questo lo guido io.» Capito? Ho sempre amato la campagna sin da bambino e già a quell'età aiutavo i miei nei vari lavori che si succedevano con il cambio delle stagioni. Come mi è sempre piaciuto osservare tutte le creature (insetti, uccelli, animali) che popolavano l'ambiente in cui si viveva. A 18 anni lavoravo in una ditta di cuscinetti e catene a Modena, ed i miei titolari iniziarono ad acquistare il mio vino in damigiana, ma in certe annate questi si presentava con parecchi difetti e siccome ci tenevo a fare bella figura, iniziai ad interessarmi di questa materia finendo col appassionarmi per davvero: è iniziato tutto così. 

2 - Qual'è la filosofia ed il tuo approccio nel fare il vino?
Nel vino cerco un prodotto che sia il più possibile naturale e salubre per il bene della nostra salute, deve emozionare parecchio per cui non vado solo alla ricerca di vini dall'alta personalità e qualità, ma cerco di trasmettere anche tutto quello che sta dietro come storia e cultura. 

3 - Quanto è importante il terroir in cui crescono le tue vigne?
Il terroir è importantissimo, esattamente come i tortellini in brodo di cappone stanno a Bologna.

4 - Apro una tua bottiglia, cosa mi deve trasmettere? Cosa vuoi esprimere con il tuo lavoro?
Vedi il punto 2. il vino è come un sole a cui attorno ruotano tantissimi pianeti: passione, emozione, sensibilità, sensi, pensieri, piacere, cultura, storia, tradizione, vissuto, ricordi, gioie, dolori, malinconia, esuberanza, conoscenza, nutrimento e continuando così all'infinito.

5- So che oltre alla passione per il tuo mestiere, ne hai un'altra. Ce ne vuoi parlare?
Ho sempre avuto l'hobby della pittura e della poesia. Adesso comincia a diventare difficile considerarli ancora come tali: ho vinto dei concorsi importanti di pittura per cui esporrò gratuitamente nel Maggio del 2014 due mie tele in una mostra collettiva in una galleria di Parigi e sono anche presente in qualche catalogo importante di quest'arte. Per quanto riguarda la poesia ormai è da considerarsi come un secondo lavoro, infatti verrà pubblicato molto presto, da una casa editrice di Frosinone, il mio primo libro di poesie. Questa è la più grande soddisfazione della mia vita, prima ancora del vino.

6 - Da quanto tempo è radicata la viticoltura nel bolognese? Quanto è apprezzata e conosciuta in regione e quanto fuori dall'Emilia Romagna?
Già ai tempi della civiltà Villanoviana e degli Etruschi si coltivava, e molto, nei nostri territori la vite e si faceva vino, per cui abbiamo più di duemila anni di Storia. Purtroppo parallelamente a queste attività ci siamo anche occupati di coltura delle ciliegie, susine, albicocche, pere, mele, ecc. E di allevamento di bestiame (con la conseguente produzione di Parmigiano, latte, carne), maiali, conigli, pollame e di altre attività come produzione di canapa e seta e tante altre che hanno di fatto impedito che ci specializzassimo nella produzione di vini di alto pregio, per cui adesso ne soffriamo un po' in quanto fuori dalla nostra provincia e regione non abbiamo purtroppo un'immagine importante ed edificante, come hanno invece altre regioni italiane o francesi. Vedremo di recuperare il tempo perso.

7 - Quali sono i vitigni da sempre coltivati in questa zona? Quali secondo il tuo parere vanno sostenuti e rappresentano maggiormente l'espressione dei colli bolognesi?
I vitigni coltivati da sempre in questa zona, sono davvero tanti: Pignoletto, Negretto, Barbera, Alionza, Trebbiano, Albana, Montuni, Malvasia, Moscato, Forcella, Ciocca, Cioccarella, Maligia, Paradisa, Bura, Albanone, Albanella, Vernazza, Grilla, Lambrusco, Albana nera, Morastello ed altri ancora scomparsi con l'arrivo della filossera. Non dimentichiamo che anche alcune cultivar internazionali come il Cabernet e il Sauvignon, erano già coltivate nell'800. Inoltre nel bolognese si è sempre avuto un commercio importante delle uve da tavola quali: Chasselais Dorée, Angela, Lugliatica, Paradisa, Sanpiera nera, Negretto e Grillone. Di questi, quelli che io ho recuperato con grande soddisfazione, come risultato e commercializzazione e che a mio avviso rappresentano il futuro del nostro territorio, sono il Pignoletto (il re dei nostri Coli), il Negretto, l'Alionza ed il Trebbiano.

8 - Quali sono le tre bottiglie che non dimenticherai mai, quelle del cuore?
Le bottiglie che non dimenticherò mai, sono davvero tante, ma io volutamente scelgo, anche per togliere la nostra regione e territorio dall'oblìo dei poco considerati, 3 vini prodotti ivi. Il Sangiovese Ronco dell'annata 1990 dell'azienda Castelluccio di Gian Vittorio Baldi di Modigliana (Romagna), uno dei vini rossi più buoni d'Italia. Un Lambrusco non commercializzato sul mercato e prodotto dal mio amico Vincenzo Venturelli a Saliceto riva sinistra fiume Panaro. Una bottiglia magnum spumante rosato lambrusco di Sorbara con già tantissimi anni sulle spalle (mi sembra di ricordare oltre 1 o 2 decenni) bevuta assieme agli amici dell'Enoteca Altotasso di Bologna, davvero indimenticabile, non soltanto per l'altisima qualità e originalità dei sui unici e rari profumi e sapori, nonché perlage, ma perchè esprimeva soprattutto una grande anima che solo poche bottiglie possono avere. E per finire un vino prodotto nei Colli Bolognesi da Enrico Vallania, anche se non è un autoctono del nostro territorio, ma un Cabernet Sauvignon, quello che degustai, aveva ben 19 anni di vita sulle spalle. Straordinario come integrità, originalità, eleganza e personalità che aveva saputo mantenere ed evolvere in maniera molto virtuosa nei suoi profumi e sapori. Poi mi permetto di aggiungere un Rosso Bruno (30% di Cabernet, 30% di Barbera, 30% Sangiovese e 10% di Montepulciano d'Abruzzo) di trent'anni, dell'azienda Tenuta Bissera, che oggi putroppo non esiste più, prodotto interamente da uve coltivate a Monte San Pietro, nei Colli Bolognesi. Un vino ancora perfetto sebbene molto maturo che dimostrava ancora di avere tanti anni davanti a se.


9 - Qual è il consiglio che daresti al consumatore finale che si avvicina al mondo del vino?
Di non lasciarsi ingannare nell'approccio con il vino solo dall'aspetto immediato e cioè il piacere nel degustarlo, che è importante sì, ma soprattutto di imparare a cogliere tutto quello che stà dietro come storie di terre e donne e uomini, cultura, civiltà, socialità e tante altre cose. Il cercare dentro le pieghe del tempo l'anima di questo nettare è davvero la cosa che più ci emozionerà, parola di Giorgio Erioli.


10 - Hai alcune righe a disposizione per "convincerci" a visitare la tua terra, apprezzare i suoi prodotti e, magari venirti a trovare: Conquistaci!
Bologna la “Grassa“ è una città bellissima, ricca di storia e cucina tra le più ricche del mondo. I bolognesi sono gente cordiale e aperta ed hanno uno stile di vita che il mondo c'invidia. Le nostre campagne sono quelle che in Europa hanno avuto il più alto numero di Dop e Igp, le nostre aziende sono tutte improntate su piccole dimensioni, per cui hanno una filosofia produttiva molto artigianale che le permetterà, nel tempo, di farsi strada. Nella mia azienda, condotta per l'appunto in maniera molto artigianale e con grande attenzione verso i vini naturali ottenuti da vitigni autoctoni, la parola d'ordine è: Il vino non è una lingua ma un dialetto.


Giorgio Erioli
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